Cantare ad Esfahan | Exploring IRAN

Se in Occidente i talent show sono la novita’ degli ultimi anni, da secoli, ogni sera, le persone che ritengono di avere una bella voce, ad Isfahan, vanno a cantare al ponte Khajou.

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Perchè canto Azzurro” a Esfahan sotto le arcate del ponte Khajou? Prima devo raccontarti perché lo sto facendo, lascia che ti racconti la storia di questo ponte.

La gente si ferma con piacere, grandi e piccini cantano e sorridono; si cantano vecchie canzoni che parlano di amori, della bellezza della vita, della nostalgia dell’amata. Chi canta bene viene accerchiato da tante persone, inizia a farsi una reputazione; molti cantautori iraniani hanno iniziato proprio da qui la loro carriera.
Da poco si è anche riempito di acqua, perché per anni a causa di una siccità e di una diga questo fiume aveva perso la sua portata d’acqua, ma oggi a seguito delle alluvioni, l’acqua è ritornata a scorrere e ci sono anche i pedalò.
Il ponte ha tre piani ed è stato costruito 360 anni fa, e’ abbellito con piastrelle e maioliche dell’era safavide; ha due leoni di pietra, che per stratagemma dei costruttori, iniziano ad aver gli occhi brillanti al calar della sera.
ragazze e ragazzi che giocano, gente seduta sul prato sui suoi tappetini, che prende il te’ e fuma il narghile’, e offre ai turisti di unirsi a loro.
Così tra un applauso di un iraniano, che sono noti per la loro accoglienza, e l’incitamento di qualche italiano ho iniziato a cantare anche io una canzone. Inizio a cantare “Azzurro”, una cinquantina di iraniani attorno a me, inizia ad accompagnarmi con un battito ritmico di mani. La canzone di Celentano assume sapore persiano perche’ i padroni di casa cercano di ripetere con la loro pronuncia particolare, tanti prendono i telefonini per filmare, e succede la magia: Gente che non si conosce ed e’ nata a migliaia di chilometri di distanza, con cultura, religione e lingua diversa, e’ unita nel canto.
E’ vero che le sanzioni statunitensi stanno creando problemi economici alla popolazione iraniana, ma passeggiando in un luogo come questo, si apprende come la vera forza di questo paese, piu’ che le armi dei Pasdaran, i discorsi dell’ayatollah Khamenei, la diplomazia del presidente Rohani e l’astuzia del ministro Zarif, risieda nella vitalita’ e nell’allegria di questa gente.

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