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Qatar nell’Emergenza Virus

Il Qatar accanto all’emergenza virus, vive l’isolamento del resto del mondo arabo. È un luogo entusiasmante e che gioca un ruolo chiave nel mondo. Un racconto fatto insieme a Lia Bonfio.

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La parola Qatar richiama alla mente l’idea di lusso e ricchezza, di emiri e ovviamente calcio, sponsor della Roma ma sopratutto il Qatar ospiterà i prossimi mondiali di calcio nel 2022, i primi che si terranno in inverno, a novembre e dicembre, quando qui nella penisola qatarina sul golfo persico le temperature sono primaverili, rispetto all’Italia.

Recentemente il nome del Qatar è associato anche ad una vicenda che è stata al centro dell’interesse mediatico nel nostro paese: quella di Silvia Romano, la giovane cooperante sequestrata in Kenia e poi spostata in Somalia da una cellula terroristica degli shebab. 

Il Qatar ha rapporti d’affari con l’Italia con Fincantieri e Leonardo (la vecchia Finmeccanica) per oltre 5 miliardi di euro e in Somalia ha una forte intelligence in Somalia. Il presidente Sergio Mattarella a metà gennaio era in Qatar e probabilmente in cambio del loro aiuto nella vicenda Silvia Romano, l’Italia gli ha lasciato le mani libere sulle miniere di uranio della Somalia, prezioso metallo che molto probabilmente finirà in Iran, alleato del Qatar che ne ha bisogno per implementare il suo programma nucleare, pacifico, come sostiene il governo di Teheran. E’ proprio il Qatar che molto probabilmente ha pagato i 4 milioni del riscatto di Silvia romano al posto dell’Italia. 

Il Qatar è un paese con il quale abbiamo profonde relazioni economiche ma anche di cooperazione culturale, con il parlamento italiano, che spaccato, ha comunque ratificato recentemente l’accordo di cooperazione in materia di istruzione, università e ricerca scientifica tra l’Italia e l’emirato del Qatar. 

Mi faccio aiutare in questo racconto da Lia Bonfio, che ha un account Instagram seguito da oltre ottanta mila persone, dove racconta il Qatar all’italia e l’italia al Qatar e ha creato una social media agency che si chiama Just Wow Qatar che si occupa di web marketing e insegna come usare i social media nel business.

E accanto a lei cerchiamo di conoscere meglio questo lontanissimo paese, un luogo dove fa strano dirlo per un occidentale, ma dove non possibile bere Vino e sono vietate tante altre cose dal momento che vige la Sharia, la legge islamica 

Emergenza Coronavirus in Qatar

Il Qatar ha iniziato ad applicare le pene più severe al mondo per contenere la diffusione del  virus: circa 30 mila casi di contagio su una popolazione di due milioni e mezzo di abitanti, anche se i morti ufficializzati sono solo 15. Carcere o multa salatissima a chiunque non indossi la mascherina. Sono esentati dalla mascherina solo i guidatori che stanno da soli in auto. Ma, sembra che la polizia stia iniziando a fermare tutti, senza eccezioni. Se si riesce a scampare alla prigione, si parla di pene di tre anni, rimane una sanzione pesante che può arrivare fino a 50 mila euro.

Se all’inizio i casi avevano a che fare con i viaggi e gli spostamenti della popolazione all’estero, subito dopo la diffusione si è cominiciata a vedere tra i tanti lavoratori migranti a basso reddito, che vivono in spazi angusti ai borghi della capitale.

Moschee, scuole, centri commerciali e ristoranti sono stati progressivamente chiusi. Ma non i cantieri, rimasti al lavoro sin dall’inizio della pandemia per realizzare le opere in vista dei Mondiali del 2022. 

A metà marzo decine di migliaia di migranti che lavorano  in Qatar, sono stati messi in quarantena. Ma già ad aprile il governo ha iniziato ad allentare le restrizioni. Poi a far precipitare la situazione sono state le riunioni familiari durante il Ramadan.

In Qatar non si può entrare, così come in quasi tutti i paesi del medioriente, in pratica mancano voli per arrivare, ma anche se si arrivasse all’aeroporto di Doha, al momento possono rientrare solo coloro che hanno la residenza permanente e non coloro che ne hanno una temporanea come la stragrande maggioranza di chi abita qui. Ma addirittura non si può neanche lasciare il paese, mancano i voli. Ci sono stati calciatori in Qatar impossibilitati a lasciare il Paese arabo, notizia che ha suscitato ovviamente molto clamore tanto che ha portato ad un minimo di allargamento delle maglie con il rilascio di alcuni permessi d’uscita dal Qatar per far tornare gli stranieri nei propri paesi d’origine. Una situazione però molto complicata visto che chi lasca il Qatar non si sa quando e come potrà rientrare.

Un Paese Da Scoprire

Davvero un cambio di rotta rispetto alle posizioni solite dell’emirato. Si dice che in questa terra il viaggiatore non sia mai uno straniero, ma «un amico non ancora incontrato». Della sua apertura al mondo, alle persone e alle altre culture, il Qatar deciso di farsi un vanto: ben 80 nazionalità possono infatti entrare senza Visto qui, italia compresa.

Ha eleganti grattacieli progettati da archistar, ma ci sono anche i coloratissimi e tradizionali souq, e c’è anche il deserto. E’ Una meta dove lusso e modernità incontrano tradizione, storia e cultura.

A partire dalla sua capitale, Doha, che incarna perfettamente una magica fusione tra passato e presente, col suo avveniristico skyline che abbraccia la baia e il Souq Waqif, il cuore antico della città, è un brulicante mercato tradizionale pieno di botteghe dove acquistare indumenti tipici, spezie e artigianato locale. Nel labirinto del souq si trovano anche numerosi ristoranti da «Mille e una notte», oltre a sorprendenti negozi di falconeria e le scuderie dei famosi cavalli arabi.

Tra le attrazioni culturali più importanti c’è lo spettacolare Museo di Arte Islamica, che racchiude 14 secoli di arte proveniente dal Medio Oriente e non solo. Il Paese ha 500 km di costa che affaccia sul Golfo anche in città, mentre a circa 60 km a sud da Doha si trova un deserto di dune e all’improvviso compare anche un lago salato.

L’emiro del Qatar Tamim bin Hahmad al Thani non ha neanche 40 anni, è uno degli uomini più ricchi del mondo, ha ereditato il regno con l’abdicazione spontanea del padre. Dirige il cda del fondo sovrano del Qatar, che ha un patrimonio di 600 miliardi di dollari, possiede grandi quote della banca inglese Barclays, di Harrods, di Volkswagen e Walt Disney, è poi proprietario della squadra di calcio del Psg, del piano di sviluppo Porta Nuova, dello storico Hotel Gallia a Milano, di molti complessi alberghieri turistici della Costa Smeralda in Sardegna, dell’ex ospedale San Raffaele di Olbia ed è sponsor del Barcellona e della magica As Roma.

La rottura dei rapporti diplomatici con il Qatar decisa da Arabia Saudita, Egitto, Emirati Arabi Uniti e Barhain è stato un clamoroso capitolo della complessa storia di un Paese piccolo ma potentissimo, dotato di ricchezze immense e interessi in tutto il mondo che, nello spesso indecifrabile scacchiere delle alleanze mediorientali, ha sempre giocato una partita a sé. Ma per capire meglio la storia di questo luogo, partiamo dall’inizio.

La storia dell’Emirato del Qatar

È poco più grande dell’Umbria, con 12 mila chilometri quadrati, ma è un impero economico potentissimo. Ha una popolazione di poco più di due milioni e mezzo di abitanti, considerati, con il Lussemburgo, i più ricchi del mondo, visto che il loro Pil pro capite è il più alto del Pianeta. Tanta ricchezza dovuta agli introiti del petrolio e soprattutto del gas, di cui possiede le terze riserve del mondo. Politicamente è un Paese anomalo, perché è molto più potente delle sue ridotte dimensioni. Il Qatar è una piccola penisola confinante con l’Arabia Saudita e circondata dal Golfo Persico, ed è una terra che ha radici lontane.

I primi abitanti del Qatar risalgono a 50.000 anni fa, con accampamenti e manufatti dell’Età della Pietra, che sono stati rinvenuti nella penisola. Ritrovamenti archeologici rivelano il collegamento con la cultura di Ubaide, attiva in Mesopotamia, tra il 6000-4000 a.C.. La Mesopotamia dunque è stata la prima civiltà ad avere una presenza nella penisola durante il Neolitico e poi vide la presenza dei Seleucidi, dei Parti e dei Sasanidi, provenienti dalla Persia.
Nel V secolo il geografo greco Tolomeo cita nelle sue mappe “Qatra”, che si ritiene possa essere l’attuale Al Zubarah, oggi una cittadina del nord della penisola del Qatar, che nei tempi antichi era considerata uno dei porti più importanti del Golfo.

Nel 628 d.C., la popolazione si convertì all’Islam dall’VIII secolo divenne un importante centro della raccolta di perle. 

Con la diffusione dell’Islam nella penisola arabica e in tutto il Golfo anche il Qatar divenne parte del Califfato di Baghdad, sede principale della cultura e della civiltà islamica.

Nel corso dei secoli successivi, la penisola qatarina continuò a essere un crocevia di grandi potenze.
Gli antenati dell’attuale famiglia regnante, gli Al Thani, giunsero in Qatar nel 1750 provenienti dall’Arabia Saudita, e svilupparono la pesca delle perle, la coltivazione della palma da dattero e il commercio. Le cittadine di Al Zubarah e Al Khor sulla sponda opposta, in particolare, divennero importanti e frequentati centri di commercio delle perle. Al Bida (che è l’attuale Doha) divenne la capitale del Paese quando  lo Sceicco Mohammed a capo della famiglia Al Thani, rivendicò la sua posizione di emiro, al posto della famiglia al khalifa che governava già sul Barhaien. Nel 1867 l’emiro firmò, come tutti gli altri emiri del Golfo un trattato con gli inglesi. 

Dal 1871 fino alla prima guerra mondiale, come tutta l’area fu sotto l’impero Ottomano e dal 1916 il Qatar divenne un protettorato britannico. Negli anni trenta fu scoperto il petrolio dato in concessione alla Qatar Petroleum Company.

Le prime esportazioni di greggio risalgono a dopo la seconda guerra mondiale 

Negli anni Sessanta, grazie agli introiti petroliferi, cominciarono a fiorire prosperità e progresso sociale e si verificò una forte immigrazione. Ebbe così inizio la storia moderna del Paese.

Quando nel 1968 il Governo inglese annunciò una politica di disimpegno militare dagli Stati del Golfo, il Qatar ha rifiutato di diventare parte dell’Arabia Saudita – malgrado il comune orientamento wahabita della loro fede islamica, invece aderì prima alla proposta degli altri sceiccati dell’area che mirava alla costituzione di una unione di Emirati Arabi; ma poi, scelse di divenire uno Stato indipendente il 3 settembre del 1971.

Nel giugno del 1995 l’Emiro Khalifa, tradizionalista e filosaudita, fu deposto dal suo figlio Hamad con un colpo di stato senza spargimento di sangue. 

Dal 1996 al 2013 l’Emiro Hamad ha guadagnato ampio consenso sia nel paese che all’estero, accelerando notevolmente il processo di modernizzazione e diversificazione dell’economia e promuovendo alcune istanze di riforma politica.

Sotto la guida dello sceicco Hamad, il Qatar ha intrapreso un percorso di liberizzazione politica a seguito delle primavere arabe e di modernizzazione economica. Nell’aprile 2003 un referendum ha sancito l’approvazione del primo testo costituzionale della storia del paese, entrato poi in vigore nel 2005. La nuova Costituzione prevedeva l’elezione di una Assemblea rappresentativa e diritti civili e politici per tutti. L’editoria ed il settore radiotelevisivo hanno beneficiato di una maggiore liberta’, e qui è nata e ha sede la televisione satellitare Al-Jazeera, divenuta la voce indipendente del mondo arabo, alternativa alla Cnn in questa parte del mondo.
Il 25 giugno 2013 in un discorso televisivo l’emiro Hahmad ha abdicato cedendo ogni potere al figlio Tamim bin Hamad al-Thani, che ha aperto una nuova fase, ma al tempo stesso ha operato un profondo cambiamento dei vertici e dei posti chiave del Qatar.

Ciò che da lì a breve sarebbe avvenuto è stato il Qatar Blockgate, il ban del Qatar dall’area del Gulf Consilium Concil o GCC, i paesi dell’area del Golfo, che sono accomunati dalla comune cultura araba, accusandola di avvicinamento all’orbita sciita e di sostenere i Fratelli Musulmani e i ribelli sciiti Houthi in Yemen, contro cui combatte l’esercito saudita alla guida della Coalizione araba, che insieme ad Egitto, Bahrein ed Emirati Arabi Uniti – il Kuwait e l’Oman non ci sono – hanno tagliato i rapporti diplomatici con Doha, accusando il piccolo ma ricchissimo emirato di destabilizzare la regione.

Il Qatar è un paese che ha profondi interessi con l’Italia.

Attraverso il fondo sovrano Qatar Holding ha investito centinaia di milioni in molti progetti nel nostro Paese, a Roma come in Costa Smeralda in Sardegna, dove ha finanziato tra le altre cose il nuovo ospedale San Raffaele di Olbia, fino a Milano, dove ha acquistato il 40% di Porta Nuova, il piano di sviluppo immobiliare da oltre due miliardi di euro che si sta sviluppando su 290 mila metri quadrati del centro città, nei quartieri Garibaldi-Repubblica e ha acquistato anche lo storico hotel Gallia. In Qatar come in gran parte del medioriente amano l’Italia e gli italiani, basta dire che vieni dal Bel Paese perché le porte si spalanchino. Molte ricche famiglie qatarine hanno casa in Italia, dove ci sono molti investimenti immobiliari e finanziari della Qatar Investment Authority spaziando nei più disparati campi. La Qatar Sport Investments è proprietaria del Paris Saint-Germain e il Qatar ha vinto i diritti per ospitare i Campionati Mondiali di Nuoto del 2014 e il prossimo Campionato mondiale di calcio che si terrà nel 2022, per la prima volta in inverno.

Possiede grandi quote della Barclays, di Harrods, e detiene anche una quota del più alto edificio d’Europa, lo Shard London Bridge.

Conclusioni

Appena una decina di anni fa il Qatar era un luogo tradizionale e anche un po’ noioso, ma oggi è diverso. È un luogo entusiasmante e che gioca un ruolo chiave nel mondo. Ma in questo momento, i prezzi globali del gas sono scesi: la pandemia ha distrutto la domanda. E il Paese è stato ovviamente colpito duramente e ora potrebbe avviare una guerra dei prezzi proprio come sta facendo l’Arabia Saudita per il petrolio. Dall’inizio dell’anno i prezzi del gas si sono quasi dimezzati: i In italia la abbiamo la fortuna di avere questa relazione privilegiata con questo paese. Ma In Europa e negli Stati Uniti il gas è venduto ai minimi storici dal 99 e ciò che sperano tutti è che la situazione ritorni presto a come era prima dell’emergenza virus, ma se effettivamente tutto tornerà come prima è un altra storia.