Dark Social Media, il Lato Oscuro della Rete

Il dark web. Il lato oscuro della Rete.
Sono le chat private, i social network privati, WhatsApp in testa, ma anche WeChat, per me che vivo in Chinatown. E Snapchat (con messaggi che si autodistruggono).
Una novità che è stata introdotta anche su Instagram
Le condivisioni “sottobanco” superano quelle pubbliche sui social. Ecco perché non possiamo ignorare il lato oscuro del web. Email e chat private. Tutto quel traffico, insomma, che non vediamo. Ma esiste. E’ come l’iceberg, tutto quello che sta sotto. Condividiamo quel tipo di contenuto 3 volte di più, che vuol dire anche che in media, quando vediamo una qualunque cosa online, ci pensiamo tre volte prima di condividerla. Solo tre volte, guardate che poi quello che pubblicate rimane per sempre! Viene sottostimato dal marketing e dal mercato odierno.
A me ormai non importa più della mail o del profilo Facebook. Puto solo a Whatsapp, dove ci sono contenuti più genuini e veri. Poi ci sono tutti i geni del marketing. Parlavo con una ragazza conosciuta a Lisbona durante il Web Summit, che lavora al marketing di una grande azienda, che mi diceva: non so se sponsorizzare il prossimo anno o meno il web summit. Come faccio a calcolare il ROI … Ma allora ti devi proprio mettere le mani sui capelli se vuoi calcolare qualsiasi cosa nel Dark Social Media.
La definizione di dark social media è di Alexis C. Madrigal, giornalista del The Atlantic, che si riferisce al Dark Social come a tutte le visite ad un sito web di origine sconosciuta, che non sappiamo da dove vengono. Potremmo dire che questo traffico è invisibile agli analisti (“traffico oscuro”).
Il Dark Social è importante non solo per il suo volume, ma perché in molti casi è un traffico proveniente da un contatto o fonte affidabile e che visita il nostro sito web dopo una raccomandazione o menzione. Un consiglio diretto.
Leggo articoli che dicono che le condivisioni private hanno drammaticamente superato quelle pubbliche. Ma io dico: meno male! Sarebbe grave il contrario … ora il passo ulteriore è solo quello di cercare di essere coerenti e dire o non dire pubblicamente una cosa e poi sottobanco fare o scrivere dell’altro, eh ?
Adidas che è il brand con cui corro ad esempio lo ha capito e sta investendo in questo, investe in prospettiva, sono tedeschi, efficienti loro,
Tre analisi sul dark social:
– farà la parte del leone
– è frutto del mobile e quindi andrà a crescere sempre di più
– è estremamente pervasivo ed affidabile, proprio perché diretto e da qualcuno di cui ci fidiamo
Nei prossimi mesi sarà proprio quella di capire come gestire queste attività “nascoste” all’interno dei piani di social media marketing.
E poi c’è una tematica davvero spinosa da affrontare: privacy degli utenti. Si pensi a come Facebook, una delle più grandi aziende concessionarie di pubblicità alle imprese (Facebook Advertising), sia proprietaria dei due Dark Social più diffusi in Italia (e nel mondo), Facebook Messenger e WhatsApp Messenger.
Di fatto, i Bot di Facebook leggono le nostre conversazioni private, accumulando dati e informazioni. Si può forse escludere che in futuro l’azienda social possa utilizzare questi big data per profilare ancora più accuratamente gli utenti e proporre alle aziende pubblicità ancora più personalizzate? Sarebbe una questione davvero controversa dal punto di vista della privacy!
Volevo segnalare alcune campagne pubblicitarie in ambito dark Social, una paio su whats app e altro e su snapchat.

Il dark web. Il lato oscuro della Rete. Le condivisioni “sottobanco” superano quelle pubbliche sui social. Ecco perché non possiamo ignorare il lato oscuro del web.

Parlo delle campagne di Whatsapp in questo mio video —> http://crognali.link/whatsappmarketing

Campagne Comunicazione Whatsap
– Absolute Vodka: https://www.youtube.com/watch?v=ozFLRwzyO6Q
– Klik: http://crognali.link/socialdarkmedia
– Bullfrog: https://www.facebook.com/Jameson.Italy/videos/1751767858386144/

Campagne di Comunicazione Snapchat, ne parla @Julius Design qui: http://www.juliusdesign.net/29503/snapchat-statistiche-numeri-utenti-in-italia-e-nel-mondo-case-study/